il Castello incantato di Sciacca

Lo chiamano «il Castello incantato» anche se non ci sono mura a difenderlo, solo una successione interminabile di teste di pietra.
Emblematiche, immutabili, sono il frutto del lavoro folle e incessante di Filippo Bentivegna, detto Filippu di li testi o Filippo il pazzo: alla sua opera, apparentemente senza senso, si deve la creazione di quello che oggi è uno straordinario museo a cielo aperto, il castello incantato di Sciacca.
Un luogo dove il tempo sembra essersi fermato.
Il Castello incantato di Sicilia – Il castello incantato di Filippo Bentivegna è a Sciacca, in provincia di Agrigento, a pochi chilometri dal centro cittadino. Qui, alle falde del monte Kronion, oggi monte San Calogero, Bentivegna acquistò un appezzamento di terra di ritorno da un viaggio in America. Non gli serviva per coltivare, o per edificare una casa come credevano gli abitanti del paese: in quell’appezzamento Filippu di li testi accumulò sculture, teste, volti disegnati nelle pietre. A migliaia. Per cinquant’anni.
Il Castello incantato di Sciacca, storia – Filippo Bentivegna nacque a Sciacca nel 1888 da una famiglia di pescatori molto poveri. Dopo aver vissuto l’infanzia e l’adolescenza in condizioni di miseria assoluta, completamente analfabeta e senza aver mai frequentato scuole, a 20 anni si arruolò in marina ma 5 anni dopo, rimasto disoccupato, fu costretto ad emigrare negli Stati Uniti. Dove soggiornò a New York e lavorò in un’impresa ferroviaria di Chicago. Emarginato a causa delle sue idee poco conformiste e della discriminazione razziale, fu malmenato da un rivale in amore e le violente percosse finirono col provocargli un trauma cranico e con l’alterare la sua fragile psiche. Tornato a Sciacca per curarsi, acquistò una tenuta e iniziò a dipingere e a creare sculture, popolando in tal modo il suo mondo immaginario.
Il castello incantato di Filippo Bentivegna si arricchì dunque di migliaia e migliaia di teste su rami e tronchi degli alberi, sui sassi, sulle pareti rocciose, perfino sul pelo tosato dei suoi tre cani, mentre al centro dell’appezzamento sorgeva la sua casetta, decorata con disegni raffiguranti grattacieli. Di questo mondo Filippo era il re, un sovrano che spesso scavava cunicoli nel terreno per ricavarne energia.
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